Alcuni dei più importanti studi legali forniscono supporto legale alle startup selezionate da Bocconi for innovation insieme agli studenti del corso di laurea in giurisprudenza che possono così mettere in pratica quanto appreso in aula.
Al centro del mondo. Di quel mondo variegato, complesso e innovativo che, sotto l’egida di Bocconi for Innovation (B4i), l’acceleratore dell’Università Bocconi, mette insieme promettenti startup in rampa di lancio, alcuni dei più affermati studi legali italiani e selezionati studenti del quarto anno di Giurisprudenza che potranno così affrontare operativamente le tematiche connesse con l’avvio di una startup innovativa.
“Si tratta del primo progetto di questo genere in Italia”, spiega Carlo Rossi Chauvenet, docente di diritto della privacy e responsabile della Legal clinic in ambito B4i insieme a Laura Marcalli, “ed è dedicato ad un ristretto numero di startup fortemente innovative che hanno passato una rigorosa selezione per essere ammesse al processo di accelerazione offerto dall’hub di Bocconi for Innovation”. Oltre al sostegno economico e alla formazione dei docenti della Bocconi, le startup ammesse al programma di accelerazione ricevono dunque supporto legale attraverso un’inedita sinergia tra la School of Law, gli studenti di giurisprudenza e gli studi legali che hanno aderito al progetto. “Nel quadro di un progetto formativo pro bono, gli studi supportano le startup durante la fase di accelerazione coinvolgendo gli studenti nella risoluzione dei temi giuridici e nell’analisi dello scenario di mercato scelto dalle aziende”, continua Rossi Chauvenet.
“Lo studente è chiamato a comprendere il modello di business, a partecipare alla redazione del contratto tra la startup ed i suoi clienti ed a svolgere approfondimenti sulle tematiche legali più rilevanti, proprio come farebbe un vero e proprio legal counsel. Con vantaggi per tutti, perché l’azienda è guidata nella risoluzione di complesse e spesso onerose tematiche legali, lo studente ha modo di rendersi utile mettendo in pratica quanto ha appreso e professionisti affermati possono incontrare gli studenti più promettenti per eventuali future assunzioni. Il ruolo dell’università nella formazione del giurista è anche quello di spingere gli studenti a confrontarsi con i temi legali più nuovi ed incerti sotto il profilo interpretativo, imparando a rendere il diritto un sostegno e non un ostacolo allo sviluppo di nuove imprese”. “Se c’è qualcuno abbastanza folle da fare innovazione in Italia, io sono abbastanza folle da dare una mano”, scherza Paolo Buratin, studente iscritto all’ultimo anno del corso di laurea in Giurisprudenza, trait d’union tra la startup Quick algorithm e lo studio legale Orrick. “La legislazione in Italia su temi come la possibilità di concludere contratti su internet è incerta, in un certo senso obsoleta. Anche se le nuove tecnologie stanno sempre più interessando ogni ambito del diritto”. Per lui, si tratta della prima vera esperienza pratica dopo lunghi anni passati sui libri. E’ il primo banco di prova con quella che sarà la sua professione in futuro. “E’ come uno stage ma in un ambiente protetto, perché hai alle spalle l’Università. Sono integrato sia nel team della startup sia in quello dello studio e facciamo regolari riunioni ogni due settimane. Faccio analisi e ricerche su temi come la contrattualistica, la proprietà intellettuale, il diritto societario”, continua Paolo, “che poi sottopongo allo studio legale che valuta il lavoro e dà dei feedback”.
“La nostra azienda, Quick Algorithm, mira a migliorare, tramite un software, i processi produttivi di imprese in ambito industriale e manifatturiero”, dice Jacopo Piana, bocconiano laureato Des nel 2011 e oggi promettente startupper. In pratica il nostro software analizza dati sul funzionamento dei macchinari, sulla manutenzione, fa analisi predittive per impedire che i macchinari si guastino interrompendo così il processo produttivo. Dopo aver aggregato i dati, li rende fruibili al management. Tutti processi che le aziende fanno già”, continua Piana, “ma con modalità obsolete e dispersive”. In tutto questo, con alcuni grandi clienti già conquistati e con ambizioni di crescita, gli aspetti legali sono fondamentali. “Quando lanci un prodotto scalabile sul mercato hai bisogno di un’infrastruttura legale solida, sia per quanto riguarda la parte contrattualistica sia, trattandosi di un’azienda ad alto contenuto tecnologico, per quanto concerne la confidenzialità dei propri dipendenti”, dice ancora Piana. “O anche per la raccolta di capitali, perché non vogliamo trovarci in balia dei venture capitalist. Noi abbiamo esplicitato allo studio legale quali sono le nostre esigenze e ogni due settimane ci confrontiamo. Poi, se è sufficiente l’apporto di Paolo, siamo a posto così, altrimenti lui si rivolge allo studio. Abbiamo molti benefici da questa collaborazione”, prosegue lo startupper, “perché in questa fase di crescita iniziale non ci potremmo permettere un’assistenza legale continuativa”. Attualmente sono sette le startup ammesse presso B4i e ognuna è affiancata da uno studio legale e da uno studente Bocconi. Oltre a Quick Algorithm, vi sono: Genoa Instruments seguita da Leonardo Batini e dallo Studio Trevisan&Cuonzo; Cargoful affidata a Giacomo Montorfano e allo Studio Linklaters; Green Games accoppiata a Lucrezia Caprio e allo Studio Bonelli Erede; Martina Scicolone e lo Studio Legance seguono Conviv; a Andrea Carvelli e allo Studio Chiomenti è affidata EinFintech; infine Mapo Tapo curata da Gaia Fanelli e dallo Studio STlex.
Il prossimo bando per gli studenti che vogliono partecipare a una delle legal clinics promosse dalla Law school è a marzo.